Alla siccità e ai danni dell’agricoltura si deve reagire.

Alla siccità e ai danni dell’agricoltura si deve reagire.

Una possibile risposta è il Piano Laghetti.

#WeareWaldenFocus

Il 60% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica, 2 gradi di temperatura in più rispetto agli ultimi anni. Dopo fiumi e laghi si prosciugano le riserve di acqua sotterranea. I danni per l’agricoltura sono nell’ordine dei miliardi di euro. In questo scenario il progetto di Anbi e di Coldiretti che prevede la creazione di migliaia di piccoli invasi per la raccolta di acque piovane pare coerente con l’emergenza e con la stessa morfologia del Paese.

Quello della siccità è diventato una sorta di bollettino di guerra quotidiano che si aggiunge a quello atroce che arriva tutti i giorni dall’Ucraina. Le ultime novità che arrivano dall’Osservatorio dell’Associazione Nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) non sono positive. Con il 60% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica e con 2 gradi di temperatura in più rispetto agli ultimi anni, dopo laghi e fiumi infatti si stanno compromettendo anche le riserve di acqua sotterranea del Centro-Nord Italia. Per riequilbrare il bilancio idrologico potrebbero volerci anni.

In Emilia-Romagna le portate dei fiumi Enza e Reno sono scese sotto i minimi storici: da inizio d’anno sono caduti solo 205 millimetri di pioggia, il che sta influendo sulla ricarica della falda e sulla risalita del cuneo salino nelle zone costiere. Più in generale, in Emilia-Romagna le falde freatiche sono al livello più basso mai registrato: per tutte le province i valori sono ampiamente sotto la media, dal -70% in provincia di Reggio Emilia al -127% in provincia di Bologna, dove le falde appaiono più sofferenti. Nella Pesa in secca a Lastra a Signa si salvano pesci morenti con il retino. In una settimana il volume d’acqua nel Lago Maggiore è calato di 48 milioni di metri cubi, portando a quasi 3 miliardi di metri cubi il deficit rispetto alla media del periodo.

Non va meglio per gli altri grandi bacini settentrionali del lago di Como e di Garda, al 34,3% della capacità d’invaso.

La confluenza tra fiume Po e fiume Ticino presso il Ponte della Becca (PV), 11 marzo 2017

I fiumi somigliano a piccoli torrenti

Il Po settimanalmente segna record negativi di portata: circa il 10% della portata media ed il 75% in meno della portata limite per l’intrusione del cuneo salino. In Lombardia, le portate del fiume Adda sono dimezzate anche rispetto a quelle del 2017 ed alle riserve idriche regionali manca ben 1 miliardo di metri cubi rispetto alla media. In Piemonte, il Tanaro scende ad una portata pari al 10% circa di quella del 2021, anno già di grave crisi; un importante calo si registra anche sulla Sesia, Chisone e Dora Riparia; il Toce è al 30% della portata del 2021. Le dighe della Baraggia Biellese e Vercellese trattengono 6,35 milioni di metri cubi d’acqua invece di circa il doppio.

Pesanti i danni che sta subendo l’agricoltura

Secondo la Coldiretti, i danni da siccità potrebbero raggiungere i 6 miliardi di euro.
L’organizzazione stima un calo del 30% per il raccolto del grano duro e del 20% per quello tenero, ma in alcune regioni si arriva al 40%. Va peggio per il mais, il cui raccolto sarà dimezzato perché la siccità ha colpito più duro soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna, che rappresentano quasi il 90% dell’intera produzione nazionale. Previsioni nefaste anche dalla Cia-Agricoltori italiani: partendo da un valore aggiunto del settore intorno ai 34 miliardi annui, c’è il rischio di compromettere il 10% del Pil del comparto. Confagricoltura invece stima i danni da siccità in “soli” 2 miliardi e perdite per il valore aggiunto agricolo attorno al 6%.

La carica dei diecimila laghetti

Così come l’unica reazione sensata alle tragiche notizie della guerra in Ucraina è quella della ricerca di una via verso la pace, analogamente gli uomini di buona volontà cercano soluzioni possibili a quella che pare essere una tendenza di lungo periodo. Se non proprio come quest’anno, pioverà comunque poco, e con questo bisogna fare i conti.
«La siccità di quest’anno ha caratteri nuovi e di assoluta gravità, perché l’assenza di pioggia e neve sta intaccando anche riserve idriche, destinate prioritariamente all’uso potabile, provocando un deficit che si protrarrà nel tempo» dice Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi. «Non intervenire urgentemente con un piano di infrastrutture per la raccolta delle acque piovane, come i 10.000 laghetti proposti da noi e da Coldiretti, espone i territori al ripetersi di crisi sempre più devastanti, perché ricadenti su contesti già idricamente indeboliti». Ecco una risposta che pare in linea con l’articolata morfologia del Belpaese: sono 223 i progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, approntati da Anbi e Coldiretti nell’ambito del Piano laghetti, che punta a realizzare appunto diecimila invasi medio – piccoli e multifunzionali entro il 2030, in zone collinari e di pianura; i nuovi bacini incrementeranno di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco più di 1 miliardo di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, la percentuale dell’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo.

La realizzazione dei primi 223 laghetti comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300 unità lavorative ed un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dell’autosufficienza alimentare, indicato come primario obiettivo strategico per il Paese.

Piccoli invasi crescono

Il maggior numero di attuali progetti del Piano Laghetti interessa l’Emilia-Romagna che arriva a quota 40, seguita da Toscana e Veneto come evidenziato dall’emergenza idrica in atto; per quanto riguarda il Centro-Sud è la Calabria a vantare il maggior numero di progetti sul tappeto. L’investimento previsto per questa prima tranche del Piano Laghetti è quantificato in 3 miliardi di euro. Per perseguire l’altro determinante obiettivo strategico della autosufficienza energetica, dovranno essere realizzati 337 impianti fotovoltaici galleggianti (potranno occupare fino al 30% della superficie lacustre) e 76 impianti idroelettrici capaci di produrre complessivamente oltre 1 miliardo 259 milioni di kilowattora all’anno.

«Quella attuale è la sesta emergenza siccità nei recenti 20 anni e ha già provocato danni per circa 2 miliardi all’agricoltura» precisa Vincenzi. «Servono investimenti infrastrutturali ed il Piano Laghetti è una scelta di futuro. «L’Italia è al terz’ultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico» osserva Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. «Serve programmazione per uscire dalla logica dell’emergenza e un Piano Laghetti diffusi e con funzioni anche ambientali è la soluzione alla impossibilità di realizzare grandi invasi come è stato negli anni scorsi per il Sud Italia».

«Se il Governo ha la reale volontà di realizzare almeno 20 grandi interventi infrastrutturali per il settore idrico entro il 2024, non potrà prescindere dalle progettazioni, in avanzato iter procedurale, redatte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione. È un parco di soluzioni che mettiamo al servizio del Paese» conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi. L’associazione ha inoltre ribadito la richiesta di una struttura commissariale che abbia l’autorità per gestire la fase dell’emergenza idrica, ricercando, nel rispetto delle normative, la compatibilità tra i diversi interessi economici e territoriali, che gravano sulla risorsa idrica.

R.V.

Designed by IdLab – Developed by S4Studio