Le foreste anti global warming e la speranza di Glasgow
Per assorbire la CO2 in eccesso non c’è nulla di meglio di un bosco. Per questo oltre cento leader mondiali hanno sottoscritto a Cop26 la Dichiarazione di Glasgow sulle foreste, che contiene impegni precisi e stanzia quasi 20 miliardi di dollari. Il rimboschimento è dunque un elemento chiave, ma per essere efficace deve garantire anche il fine vita della foresta.
La val di Fiemme, terra degli abeti rossi di risonanza dei violini Stradivari, è da anni un esempio di gestione democratica delle foreste grazie all’operato della Magnifica Comunità.
L’importanza delle foreste
Il 30% delle emissioni a livello globale viene assorbito dalle foreste, ma tra il 1990 e il 2016 il mondo ha perso una superficie forestale equivalente a 800 campi di calcio ogni ora. La deforestazione incide dal 10 al 12% sulle emissioni di CO2, ma se si aggiungono gli altri gas serra per via indiretta si arriva al 20%.
In questi numeri sono racchiusi l’importanza cruciale delle foreste nella lotta all’inquinamento e quindi al global warming, e il rischio enorme della deforestazione.
La speranza c’è e viene da Glasgow: alla Cop 26 del novembre 2021, infatti, oltre cento leader di altrettanti Paesi che ospitano l’85% delle foreste del mondo, fra i quali Russia, Cina, Indonesia, Colombia, Congo e Brasile, hanno firmato un impegno a porre fine alla deforestazione entro il 2030 con uno stanziamento da 19,2 miliardi di dollari (al cambio attuale circa altrettanti euro).
Parte di questo importante stanziamento è destinato ai Paesi in via di sviluppo per il ripristino di terreni danneggiati, per combattere gli incendi boschivi e per sostenere le comunità indigene. Un fondo da 1,5 miliardi di dollari ha lo scopo di proteggere la seconda foresta pluviale tropicale più grande del mondo, nel bacino del Congo. 28 paesi si sono impegnati inoltre a non deforestare per ottenere prodotti agricoli come olio di palma, soia e cacao.
Gli impegni assunti a Glasgow, dalla conservazione ai flussi finanziari
I Paesi firmatari hanno deciso in particolare di rafforzare gli sforzi comuni per:
- Conservare le foreste e gli altri ecosistemi terrestri e accelerarne il ripristino;
- Facilitare le politiche commerciali e di sviluppo, a livello internazionale e nazionale, che promuovano lo sviluppo sostenibile e la produzione e il consumo sostenibili di prodotti di base, che lavorino a vantaggio reciproco dei Paesi e che non spingano alla deforestazione e al degrado del territorio;
- Ridurre la vulnerabilità, costruire la resilienza e migliorare i mezzi di sussistenza rurali, anche attraverso l’empowerment delle comunità, lo sviluppo di un’agricoltura redditizia e sostenibile;
- Attuare o ridisegnare le politiche e i programmi agricoli per incentivare l’agricoltura sostenibile, promuovere la sicurezza alimentare e apportare benefici all’ambiente;
- Riaffermare gli impegni finanziari internazionali e aumentare significativamente i finanziamenti e gli investimenti da un’ampia varietà di fonti pubbliche e private;
- Facilitare l’allineamento dei flussi finanziari con gli obiettivi internazionali sulle foreste, assicurando l’esistenza di politiche e sistemi solidi per accelerare la transizione verso un’economia resiliente che faccia progredire gli obiettivi in materia di foreste, uso sostenibile del suolo, biodiversità e clima.
Le parole della von der Leyen che stanzia un miliardo per i boschi
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato a Glasgow lo stanziamento di un miliardo di euro per un pacchetto di sostegno quinquennale che aiuterà i Paesi partner a proteggere, ripristinare e gestire in modo sostenibile le foreste in tutto il mondo.
«Ora riorientiamo i finanziamenti a favore di un uso più sostenibile del territorio. E abbiamo fatto della protezione delle foreste una parte integrante delle nostre relazioni con i partner commerciali» ha scandito la von der Leyen. «Permettetemi di citare alcuni esempi: Abbiamo un’alleanza verde con il Giappone. Abbiamo un dialogo sull’ambiente e sul clima con la Cina. Ma sappiamo anche quanto sia importante fare la nostra parte a livello nazionale. Dobbiamo ridurre l’impronta dei consumi dell’UE sulla terra e sulle foreste di tutto il mondo. Gli elettori e i consumatori europei ce lo stanno facendo capire sempre più chiaramente: non vogliono più acquistare prodotti responsabili della deforestazione o del degrado forestale. Per questo motivo proporremo presto un regolamento per affrontare la deforestazione globale causata dall’UE. Le materie prime e i prodotti immessi sul nostro mercato non devono portare alla deforestazione» ha aggiunto la presidente della Commissione europea.
Crediti per il rimboschimento? Solo a chi certifica il fine vita della foresta
Come spiegato a Walden da Riccardo Valentini, professore ordinario in Ecologia Forestale all’università degli studi della Tuscia e vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2007, le foreste entrano nel sistema di assorbimento della CO2 in tre modi:
- Conservare le foreste e gli altri ecosistemi terrestri e accelerarne il ripristino;
- facilitare le politiche commerciali e di sviluppo, a livello internazionale e nazionale, che promuovano lo sviluppo sostenibile e la produzione e il consumo sostenibili di prodotti di base, che lavorino a vantaggio reciproco dei Paesi e che non spingano alla deforestazione e al degrado del territorio;
- ridurre la vulnerabilità, costruire la resilienza e migliorare i mezzi di sussistenza rurali, anche attraverso l’empowerment delle comunità, lo sviluppo di un’agricoltura redditizia e sostenibile;
attuare o ridisegnare le politiche e i programmi agricoli per incentivare l’agricoltura sostenibile, promuovere la sicurezza alimentare e apportare benefici all’ambiente; - riaffermare gli impegni finanziari internazionali e aumentare significativamente i finanziamenti e gli investimenti da un’ampia varietà di fonti pubbliche e private;
- facilitare l’allineamento dei flussi finanziari con gli obiettivi internazionali sulle foreste, assicurando l’esistenza di politiche e sistemi solidi per accelerare la transizione verso un’economia resiliente che faccia progredire gli obiettivi in materia di foreste, uso sostenibile del suolo, biodiversità e clima.
Un punto chiave è quello del fine vita della foresta: se il legname viene buttato o incendiato senza ricavarne energia, il vantaggio dell’accumulo di CO2 va perduto. Per questo è importante che chi fa rimboschimento possa ottenere crediti solo se dichiara e certifica cosa farà con la biomassa tra 20 anni.
La gestione democratica della Magnifica Comunità di Fiemme e l’abete di risonanza
Uno straordinario esempio di gestione dei boschi viene dall’Italia. La Magnifica Comunità di Fiemme, nata nel 1111, organizza ancora oggi la proprietà collettiva silvo-pastorale della valle attraverso i piani economici forestali, programma il taglio del legname, cura la viabilità nei boschi, assicura la corretta gestione dei pascoli e la conservazione delle malghe. Il suo territorio si estende su 20mila ettari, di cui oltre la metà di pregiato abete rosso.
La Magnifica è un esempio di sistema democratico basato sul decentramento e la partecipazione. Fin dal dodicesimo secolo la valle è divisa in Regole, i cui rappresentanti eleggono il presidente, lo Scario. In passato le sue competenze si estendevano anche in materia giuridica. Il palazzo storico della Magnifica, di origine medievale, ospita un museo che racconta la storia millenaria di questa istituzione che interpreta al meglio l’identità trentina.
Gli abeti rossi della val di Fiemme, e in particolare quelli della foresta di Paneveggio, hanno un legno dalla straordinaria capacità di risonanza, con il quale si costruiscono le migliori casse e tavole armoniche per strumenti a corda e pianoforti. Come spiegato dal maestro liutaio Riccardo Bergonzi, l’abete rosso della val di Fiemme detto appunto di risonanza non ha eguali. «È perfetto per peso specifico, tenuta, flessione, propagazione del suono, ed è utilizzato anche per il tavolo del pianoforte e del clavicembalo, per i liuti, per le canne d’organo in legno che stanno dietro a quelle metalliche». L’abete di risonanza cresce tra i 1200 e i 1700 metri di quota, in quella fascia di altitudine la crescita è costante e rallentata perché il bosco è fitto, l’albero cresce diritto per cercare la luce e ha pochi nodi, tutti elementi che concorrono a creare un prodotto perfetto. Pare che lo stesso Antonio Stradivari si aggirasse nel bosco alla ricerca dei migliori alberi per i propri violini.
Proprio i violini Stradivari sono dei fantastici antagonisti dell’inquinamento: trattengono infatti la loro quota di CO2 nel pregiato legno di abete rosso da 600 anni.